mercoledì 28 maggio 2014

La strage del sabato sera

Domenica 14 ottobre 2007



Sono le 4 e 20 minuti suonano al citofono, vado a rispondere con voce seccata:
-Paolo è questa l’ora di rientrare? - domanda che non presupponeva una risposta - e ti sei dimenticato pure le chiavi!
Apro e riappendo ma immediatamente di nuovo suona con insistenza.
-Che c’è (penso sia di nuovo lui).
Dall’altro capo una voce sconosciuta.
-E’ la polizia scenda subito.
Nel frattempo si è alzata anche Maria.
-c’è la polizia dobbiamo scendere.
In pigiama scendiamo le scale e giunti sulla porta il poliziotto ci dice:
-Vostro figlio ha avuto un incidente, è all’ospedale vestitevi e correte.
-Come stà?
Vestitevi velocemente e correte al pronto soccorso.
Ci laviamo e vestiamo il più velocemente possibile, in men che si dica siamo in macchina e corriamo all’ospedale. Giunti al pronto soccorso chiediamo;
-Dov’è nostro figlio Paolo?
-Chi?
-La polizia ci ha avvertiti che ha avuto un incidente!
-Aspettate che chiamo la dottoressa.
Nel pronto soccorso c’è un andirivieni frenetico di personale, ci guardano, parlottano sottovoce, vanno via, ricompaiono. Dopo qualche minuto qualcuno ci richiede chi cerchiamo altri se conosciamo i genitori di un ragazzo che si chiama Marco qualcuno ci dice che Paolo è in radiologia e di aspettare il medico di turno.
Cosa è successo? Chiediamo a tutti ma nessuno ci da spiegazioni.
Finalmente arriva la dottoressa:
-Questa notte c’è stato un incidente vostro figlio è grave ed è in stato di coma profondo, è stato operato al fegato, ha delle costole fratturate ma il problema principale è il trauma cranico e le emorragie cerebrali, non risponde agli stimoli, vive perché è attaccato alle macchine.
-dottoressa ci sta dicendo che Paolo è morto?
-Abbiamo fatto il possibile di più noi non possiamo non siamo attrezzati.
Chiedo perché non lo trasportano a Brescia in elicottero, mi rispondono che per attivare l’elicottero servono ore e non le hanno potrebbero mandarlo a Cremona ma quella notte avevano già mandato altre due persone e la rianimazione era completa, stavano chiedendo a Pavia.
La dottoressa ci lascia, ci stringiamo e preghiamo, sono ormai le 7 cominciamo ad avvisare i parenti che giungeranno in breve tempo.
Ci chiamano e ci dicono che Paolo è nella stanza accanto, se vogliamo vederlo possiamo entrare.
Lo troviamo nudo coperto solo da un telo sulle parti intime. Ha numerose ferite su tutto il corpo ma su tutte prevale una ferita che va dallo sterno sin sotto il telo.  E’ completamente immobile, respira tramite una macchina e le funzioni vitali sono visibili su un monitor.
Alle 9 ci avvisano che viene trasferito a Cremona perché si è liberato un posto, ci conviene partire subito e non seguire l’ambulanza (solo più tardi veniamo a conoscenza che questo era un viaggio disperato, Paolo probabilmente non sarebbe arrivato vivo).
A Cremona entriamo nell’ospedale, subito chiediamo dove recarci e quando arriverà l’ambulanza da Crema. Trascorrono pochi minuti e sentiamo la sirena…eccola, scaricano Paolo ed entrano in un corridoio e poi via all’ascensore. Entriamo anche noi e prendiamo l’ascensore che ci porta all’ultimo piano, in sala d’attesa troviamo anche i genitori di Alex.
Trascorrono 20, 30 minuti si apre la porta della rianimazione ed esce una barella con sopra un ragazzo morto, saremo egoisti ma tiriamo un sospiro di sollievo non è Paolo, si tratta di Marco; ora sappiamo come si è liberato il posto.

Francesco e Maria
I genitori migliori di sto mondo, "bastardo". Paolo Tolasi









 

domenica 25 maggio 2014

Una seconda vita

Come risorgere dal coma e girare il mondo.


I progressi che ho ottenuto nel cammino li devo perlopiù alla terapia Bobath che ho potuto fare presso l’istituto Don Gnocchi di Parma diretto dalla professoressa Anna Mazzucchi. Il centro di riabilitazione che mi aveva ospitato subito dopo l’incidente , mi aveva sottoposto a una terapia tradizionale. Era una riabilitazione fondamentalmente passiva e le fisioterapiste si sforzavano di muovermi gli arti che facevo fatica a comandare. Il Bobath mi ha insegnato invece a muoverli in autonomia e il terapista non si è più sostituto a me. Anche l’esercizio dello o standing è differente, per riacquisire la posizione eretta in un caso c’era l’apparecchio che mi teneva fermo in piedi per ore e ore, con il Bobath è il mio corpo che deve stare vs dritto il più godibile senza ausili. In questo modo tutti i muscoli ridiventano capaci di affrontare la gravità. La fatica è tanta ma non ci sono forzature dolorose.
Ritrovare il cammino mi ha aiutato anche a recuperare le altre funzioni che erano state indebolite dalla lesione frontale che mi ha procurato l’incidente di macchina che nel 2007, quando avevo A diciannove anni, ho avuto con altri tre amici.
Ne siamo usciti vivi solo in due ed io mi sono ritrovato in coma per tre mesi. All’inizio del risveglio , oltre a non riuscire a muovermi in autonomia , avevo anche molte difficoltà nel parlare e nel ricordare .
La riabilitazione è stata lunga e continua ancora oggi da casa. Credo che la dovrò fare sempre, non è facile anche perché , a parte la fatica , adesso devo sostenere interamente il costo come privato.
Abbinando il Bobath alla logoterapia, sono però riuscito a riprendere i miei studi e mi sono diplomato ragioniere programmatore.
Per recuperare il linguaggio mi è stato di aiuto un software edito dalla Erickson. E’ ilProtocollo logopedico De Filippis ‘ , un CD-ROM per il trattamento dei disturbi del linguaggio e dell’apprendimento scolastico, afasia e deficit neurologici. E’ uno strumento utile che ha un costo abbordabile ( 78.50 euro). A me è servito soprattutto nelle fasi iniziali della riabilitazione linguistica . Contiene esercizi che adesso giudico molto semplici ma che mi sono piaciuti anche perché mi hanno permesso di riprendere il contatto col computer . Accanto a questo supporto informatico per il recupero del linguaggio ho utilizzato anche un programma per la riabilitazione cognitiva : “Training di riabilitazione cognitiva “. Si tratta di Un CD-ROM con esercizi di memoria, abilità di pensiero e funzioni esecutive studiati per chi ha subito una lesione cerebrale come la mia. Anche in questo caso mi è stato utile fare i ‘giochini’ del programma soprattutto per riprendere a far funzionare la memoria che era arrivata al punto di impedirmi di riconoscere le persone e ricordare quello che avevo appena fatto.
All’inizio mi affaticavo molto facilmente e riuscivo a reggere lo sforzo dell’incontro con las logopedista solo per poche decine di minuti . Avevo bisogno di dormire molto per recuperare le energie e permettere alla mente di ricominciare a funzionare normalmente. Poi la mente si è ripresa e ho incomiciato a fare gli esercizi in famiglia e anche da solo . Sono riuscito a usare questi programmi anche con una ragazza che ho incontrato nel centro di riabilitazione di Parma. E’ stato un modo simpatico per stringere una nuova amicizia che continua ancora oggi. Ci si riabilita anche in questo modo e gli amici sono fondamentali. I miei vecchi amici mi hanno subito aiutato e mi stanno ancora aiutando moltissimo. In fondo sono loro i miei logopedisti quotidiani. Oggi riesco di nuovo e a divertirmi con loro e ho ripreso a navigare in internet col computer che è sempre stato la mia passione .
A cinque anni dall’incidente riesco a camminare anche senza l’ausilio di un bastone. A dire il vero, lo uso ancora quando devo fare un tragitto impegnativo.
L’ho usato anche a capodanno per salire e scendere le scale della metropolitana di Londra. Il bastone e la carrozzina sono per gli inglesi dei segnali che fanno scattare la solidarietà e l’aiuto molto più che da noi. Mi ha sorpreso il livello di attenzione che questa città dedica alle barriere architettoniche e la disponibilità dei londinesi nei confronti di chi ha una difficoltà motoria come la mia. Quando mi incrociavano , riuscivano a rallentare la loro corsa anche sulle corsie più veloci degli affollatissimi tapis roulant della metropolitana . Mi è sembrato di essere in un’altro mondo .